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Sabrina Chiloiro

Recordati Prize: il modo concreto per supportare la ricerca scientifica

Una conversazione con Sabrina Chiloiro, vincitrice dell’edizione 2022

 

Sabrina Chiloiro è un medico, specialista in endocrinologia e ricercatrice clinica traslazionale nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

I suoi studi coprono un’ampia gamma di argomenti sulle patologie ipofisarie. È attiva in studi clinici nazionali ed internazionali, autore di articoli scientifici e relatore a congressi nazionali e internazionali. Infine, è anche coinvolta nell’insegnamento a studenti di medicina e chirurgia e farmacia, e dietistica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e presso l’Università Claudiana di Bolzano. 

Sabrina Chiloiro è stata insignita dell’INTERNATIONAL PRIZE FOR SCIENTIFIC RESEARCH ARRIGO RECORDATI nel maggio 2022, con un progetto che offre l’opportunità di identificare nuovi marker immunitari, come predittori della prognosi e della risposta alla terapia convenzionali nell’acromegalia. Questo studio inoltre potrà promuovere lo sviluppo della target terapia (terapia a bersaglio molecolare) nel trattamento di forme aggressive di acromegalia, che è un raro disturbo ormonale, caratterizzato da un’eccessiva produzione di ormone della crescita (GH) da parte di un tumore ipofisario GH-secernente. 

 

Cosa è stato per lei il Recordati Prize?

Il Recordati Prize è stato per me un’esperienza che ha cambiato molto la mia vita scientifica e professionale. È stato di grande supporto per portare avanti i miei studi e ricerche. Le ha incentivate e potenziate, anche in termini di disponibilità di materiali per il laboratorio. Credo che le grandi aziende possano supportare concretamente la ricerca, tramite trial clinici o grant competitivi, che possano supportare studi clinici e preclinici con significative ricadute cliniche, per migliorare la gestione terapeutica di numerose patologie. Possano infine promuovere efficacemente lo studio in particolare delle malattie rare con beneficio diretto e indiretto dei pazienti. 

 

Come nasce una ricerca?

Una ricerca clinica traslazionale nasce dalla pratica del nostro lavoro, dall’attività clinica quotidiana. Significa cercare le risposte a domande rimaste aperte sulla diagnosi, sulla clinica e sul trattamento, per quei pazienti che hanno patologie più aggressive da trattare. Le domande che hanno guidato la mia ricerca sono: come posso personalizzare la terapia nei pazienti acromegalici? Come posso migliorare l’efficacia dei farmaci e ottenere il controllo della malattia, per migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti? Quindi la ricerca medica traslazionale nasce dalla necessità di migliorare la nostra pratica.

 

Cosa pensa della medicina digitale?

Rappresenta una sfida assolutamente moderna e altrettanto interessante, tuttavia deve essere utilizzata in maniera propria e congrua. Tutte le nuove tecnologie ci possono aiutare e supportare, ma non dobbiamo mai dimenticare di avere un rapporto personale e diretto con il nostro paziente, di visitarlo, di ripartire dalla più tradizionale semeiotica clinica, di cercare e curare i segni della malattia sia fisici che psicologici. È necessario curare il paziente in maniera olistica. La medicina digitale sicuramente può supportarci, può migliorare le tecniche diagnostiche e terapeutiche, ma la scelta finale deve essere razionalizzata sull’integrazione delle reali necessità dei pazienti, basandoci sulle nostre esperienze ed expertise, per fare la diagnosi e scegliere la terapia più appropriata. 

 

Cosa consiglia a chi vuole candidarsi al Recordati Prize?

Proporre uno studio su cui si abbiano già disponibili dei dati preliminari. Consapevoli di poter portare avanti il filone di ricerca. Un lavoro che abbia la possibilità di crescere e di migliorare la nostra pratica clinica, dalla diagnosi alla terapia, in particolare nel contesto delle malattie rare. Il supporto ad iniziative e ricerche scientifiche per le patologie rare è ancora più prezioso, perché i pazienti che ne sono affetti richiedono i maggiori avanzamenti tecnologici, diagnostici ma anche terapeutici. Per questi motivi, mi sono sempre dedicata alle malattie endocrinologiche ipofisarie. Per me è una sfida personale, scientifica e medica.