È un'iniziativa Recordati

Cerca nel sito

screen
screen

Recordati sostiene la Medicina Gentile di 1 Caffè Onlus e FADOI

La Medicina Gentile che cura e ascolta è il progetto nazionale raccontato dall’attore Luca Argentero nell’intervista del 23 aprile 2025 al Corriere della Sera, sezione Buone Notizie. Protagoniste, l’associazione 1 Caffè Onlus e FADOI, Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, insieme a Recordati in qualità di sponsor non condizionante delliniziativa.  

Si tratta di un progetto umano, che punta a introdurre un modello di cura più empatico in 20 ospedali italiani, uno per ogni regione, coinvolgendo attivamente il terzo settore. L’obiettivo è di migliorare la qualità della vita dei pazienti fragili, gli anziani in particolare, spesso dimenticati.  

 

 

Un impegno condiviso: FADOI al fianco della Medicina Gentile 

 

Il coinvolgimento di FADOI nasce dalla profonda connessione dei medici internisti con la quotidianità dei reparti ospedalieri. Con circa un milione di pazienti ricoverati ogni anno nei reparti di medicina interna, molti dei quali anziani, non autosufficienti e affetti da più patologie, questi professionisti sono testimoni diretti delle difficoltà dei pazienti e delle loro famiglie. Questa vicinanza concreta ha permesso a FADOI di riconoscere e valorizzare il ruolo fondamentale del Terzo Settore: le associazioni di volontariato forniscono un supporto prezioso nel prendersi cura delle fragilità spesso invisibili, contribuendo a rendere la cura più umana, attenta e completa. Il progetto La Medicina Gentile  che cura e ascolta nasce anche da questa consapevolezza, come naturale estensione dell’impegno dei medici a favore di un’assistenza che sappia non solo curare, ma anche ascoltare.  

 

Luca Argentero, che a febbraio del 2024 è stato ospite della Recordati Lecture DOC & TV – Medici eroi sullo schermo e nella vita con il Dott. Pierdante Piccioni e moderata dall’attrice Cristiana Capotondi, è founder di 1 Caffè Onlus, associazione nata nel 2011 con lidea di donare lequivalente di un caffè al giorno a sostegno di piccoli enti no profit. L’associazione è oggi una realtà digitale che ha già sostenuto oltre 600 progetti sociali. E che ora punta più in alto: «Abbiamo capito che, soprattutto in ospedale, serve qualcosa in più oltre alla cura: serve gentilezza, ascolto, empatia», ha spiegato Argentero al Corriere della Sera. 

 

 

Avo Varese e la terapia non farmacologica 

 

Il progetto pilota parte da Varese dove Avo, Associazione Volontari Ospedalieri, propone una terapia occupazionale innovativa e la Doll therapy, una tecnica non farmacologica pensata per ridurre ansia, disorientamento e agitazione negli anziani ospedalizzati. Le bambole diventano strumenti di relazione, affetto e memoria, aiutando gli anziani a ritrovare quel contatto umano, spesso perduto. In collaborazione con il dipartimento di area medica della ASST Sette Laghi, Avo Varese intende espandere il suo raggio dazione grazie a questo nuovo sostegno. Lobiettivo è di raggiungere fino a 8.000 pazienti anziani con percorsi mirati di cura empatica. 

 

 

Medici, volontari, caregiver: una nuova alleanza 

 

«La medicina interna ricovera ogni anno circa un milione di pazienti, per lo più anziani. Lambiente ospedaliero, in questi casi, rischia di peggiorare disorientamento e decadimento cognitivo», ha dichiarato Francesco Dentali, Presidente FADOI, come si legge nell’articolo del Corriere della Sera. È quindi opportuno ripensare il modo di assistere questi malati, unendo sensibilità e competenze sanitarie. Lambizione del progetto è quella di creare ponti tra mondi che finora hanno lavorato in parallelo: sanità pubblica, volontariato e imprese, per offrire un supporto concreto e coordinato. Il sostegno di Recordati, in qualità di sponsor principale del progetto, è necessario per dare solidità e continuità a questa iniziativa: un supporto non condizionante, volto esclusivamente a promuovere un modello di cura più umano ed efficace. 

 

Da un semplice caffè, può pertanto nascere una medicina nuova fatta di ascolto, vicinanza e cura. Una medicina gentile che, partendo da Varese, mira a espandersi in tutta Italia. Secondo Silvia Meacci, direttrice generale di 1 Caffè Onlus, si tratta di un progetto basato su un’idea solida e forte, per il bene comune. Come lei stessa ha affermato al Corriere della Sera: «La nostra missione è diventare ponte, non protagonista». 

Vuoi leggere l’intervista di Luca Argentero al Corriere della Sera?