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Disturbi alimentari, curarli ovunque con la terapia online. Intervista ad Aurora Caporossi

Esperienza convertita in Cura. Innovazione come Missione. È Aurora Caporossi, giovane startupper che si definisce worker in progress. Nel 2021 ha fondato Animenta, associazione con sede a Roma impegnata nel migliorare la vita di chi soffre di disturbi del comportamento alimentare (Dca).
Oggi, solo in Italia, parliamo di oltre 3 milioni di persone.

Tante altre, purtroppo, non hanno ancora una vera conoscenza di queste patologie. Tutti sanno cosa siano l’anoressia o la bulimia nervosa, ma mai fino in fondo. Quel che manca alle persone è sapere come vive il disturbo alimentare chi ne soffre.

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Aurora Caporossi

Anche Aurora Caporossi ha la sua storia e l’ha portata oltre il racconto.

 

Cosa serve avere insieme al vissuto in prima persona?
Senz’altro un team che creda fortemente nella tua vision e nel progetto. Persone che insieme a te vogliano davvero apportare un cambiamento. E poi, è anche utile non avere un paracadute: provarci e basta. Il mondo delle startup è complesso, si può fallire anche velocemente. L’importante è farlo con gentilezza, attraverso un buon lavoro su sé stessi, per capire come migliorare. Nella vita, ognuno di noi è il piano di backup di sé stesso. È essenziale ricordarlo, soprattutto quando si investe in una startup.

 

La storia personale di Aurora, che ha vissuto l’anoressia nervosa, è diventata una soluzione. Anche digitale da quando, 3 anni dopo l’Associazione Animenta, è nata la startup Comestai che ha reso la terapia accessibile a tutti: una sorta di salta fila dalle lunghe liste d’attesa che, purtroppo, riguardano tutta la sanità italiana. Un servizio in più è una mano in più.

Non può esistere competizione nel trattamento di nessuna patologia. Specialmente nei disturbi alimentari è necessario potenziare l’assistenza e i servizi, fare rete.

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Aurora Caporossi

Che cosa rappresenta l’innovazione nel trattamento dei disturbi alimentari?
L’innovazione è prima di tutto un aiuto. La terapia online arriva dal paziente se il paziente non può accedervi. In Italia mancano ancora tanti investimenti economici e centri di cura. La nostra équipe multidisciplinare si compone di dietisti e nutrizionisti, psicologi, medici e terapeuti familiari. L’innovazione di Comestai è anche nella presa in carico dei genitori, fratelli e sorelle, nonni e zii di chi soffre di un disturbo alimentare. Supportiamo e forniamo loro gli strumenti per gestire al meglio le relazioni.

 

Perché è vero, la famiglia è un riferimento. Ma anch’essa ha bisogno di riferimenti. L’innovazione è dunque, nell’ambito dei dca, un tentativo tecnologico e no, di rimettere le persone al centro. Per un obiettivo comune: che tutte le persone abbiano la stessa possibilità di curarsi.

 

In cosa è innovativa la tua startup di terapia online?
Permettiamo ai nostri pazienti di avere la terapia sempre in tasca. Dietro Comestai c’è una community di persone che fanno anche informazione e prevenzione, soprattutto per puntare a una diminuzione delle ricadute. Il tutto, all’interno di uno spazio virtuale che permette al paziente di avere a disposizione tutto ciò che è necessario per affrontare il percorso di recovery.

 

Chi utilizza il servizio offerto da Comestai?
Comincio con una premessa. C’è una concezione diffusa secondo cui chi soffre di disturbi alimentari sia donna, bianca, cisgender e di giovane età. Eppure, il 60% delle persone che hanno richiesto un primo colloquio online sono tutte over 40. Si tratta quindi di tutto un altro scenario del disturbo alimentare, di cui purtroppo si parla ancora poco. Ci sono infatti moltissimi adulti che soffrono di disturbi alimentari, soprattutto bulimia e binge eating disorder, che condividono la tendenza ad abbuffarsi. Bisogna riscoprire che cos’è un disturbo alimentare: non è solo un disturbo adolescenziale.

 

Quali sono i vantaggi per i pazienti che utilizzano il servizio?
Un iter più chiaro del percorso che andranno a intraprendere. Dopo un breve questionario c’è una visita di anamnesi, ossia un colloquio gratuito con lo psicologo dove si approfondisce la storia clinica e si compie una valutazione dello stato psico-fisico per trovare per lui o lei il percorso di cura più idoneo. Puntiamo sulla specificità del trattamento, che è accessibile a tutti, ovunque si trovino.

 

Quali sono i vantaggi per i clinici che utilizzano il servizio?
Comestai consente di lavorare in piena sinergia con tutta l’équipe multidisciplinare coinvolta nel trattamento di un disturbo alimentare. I nostri professionisti hanno la possibilità pressoché immediata di confrontarsi e di supervisionare costantemente i pazienti, scambiandosi tra di loro dettagli e informazioni utili a comprendere la storia di ognuno.

 

Con la sua startup nata a giugno, Aurora Caporossi ha individuato i due momenti in cui esserci per i pazienti: prima e dopo. Prima, in quella fase spesso scandita dalle lunghe liste di attesa. Comestai non vuol essere un servizio sostitutivo agli ambulatori, ma vuole nel frattempo assistere chi ha bisogno di cure. E dopo, vuole restare un riferimento nella fase post-acuta, in modo da sfoltire sempre di più le liste di attesa.

 

Cosa pensi del binomio disturbi alimentari e intelligenza artificiale?
Credo che l’IA vada innanzitutto studiata e solo in una seconda fase utilizzata. Ma con molta cautela. Diverso tempo fa è stato condotto uno studio con un chatbot che si allenava sui dati dell’intelligenza artificiale: purtroppo, anziché supportare il percorso di recovery del paziente, ha fornito consigli errati su come perdere peso. C’è ancora un po’ di strada da fare perché, in fondo, siamo noi persone a dover ancora capire cosa sia davvero un disturbo alimentare.