È una iniziativa

Sindrome dell’intestino irritabile (IBS): ascoltare l’intestino è il primo modo per curarlo

Sapevate che la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) interessa soprattutto le donne sotto i 50 anni? Addirittura più del doppio rispetto agli uomini. Si tratta di uno dei disturbi intestinali più comuni, direttamente proporzionale allo stress, tanto fisico quando psichico. Bisogna infatti ricordare che esiste un profondo legame tra intestino e cervello: l’intestino stesso è infatti definito il secondo cervello. Ne abbiamo parlato anche su HealthVerse in questo articolo.

Che cos’è la sindrome dell’intestino irritabile (IBS)

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è caratterizzata da dolore addominale ricorrente e da alterazioni della funzione intestinale, in assenza di lesioni o infiammazioni identificabili. Si tratta di una condizione complessa in cui fattori intestinali, nervosi, immunologici e psicosociali interagiscono in modo dinamico, influenzando l’andamento dei sintomi e la qualità di vita dei pazienti. La diagnosi si basa essenzialmente su criteri clinici, poiché non esistono biomarcatori specifici: centrale è la presenza di dolore addominale ricorrente, almeno una volta a settimana negli ultimi tre mesi, ma con la comparsa dei primi sintomi da almeno sei mesi.

Il dolore addominale deve però essere associato a cambiamenti nella frequenza o nella consistenza delle feci o a una relazione diretta con la defecazione. Una parte importante del percorso diagnostico consiste nell’escludere altre patologie gastrointestinali, come malattie infiammatorie croniche dell’intestino, celiachia, infezioni o intolleranze specifiche. Solo dopo questa valutazione è possibile classificare la IBS in sottotipi (con diarrea, con stipsi, mista o non classificabile): si tratta di un passaggio essenziale per impostare una terapia mirata.

Quali sono le principali opzioni terapeutiche?

Le opzioni terapeutiche per il trattamento della sindrome dell’intestino irritabile (IBS) mirano non tanto a “guarire” la malattia, quanto a controllarne i sintomi, attraverso un approccio multimodale e personalizzato. Le modifiche dietetiche rappresentano spesso il primo intervento: molti pazienti traggono beneficio da una dieta mirata, la cosiddetta dieta FODMAP (Low-FODMAPs Diet), che riduce gli zuccheri fermentabili responsabili di gonfiore e distensione addominale. L’aumento dell’apporto di fibre solubili, una buona idratazione e la limitazione di alimenti potenzialmente irritanti contribuiscono ulteriormente a migliorare la sintomatologia, anche se le indicazioni devono sempre essere adattate alle caratteristiche individuali.

Anche lo squilibrio del microbiota (disbiosi) può essere correlato all’IBS e può contribuire a disturbi psicosomatici, come ad esempio l’aumento di ansia e stress. Per questo è importante mantenere il corretto equilibrio della flora intestinale, una condizione nota come eubiosi.

Anche il supporto psicologico può fare la differenza

La gestione dello stress e il supporto psicologico stanno assumendo un ruolo sempre più centrale. Le terapie basate sulla modulazione dell’asse intestino-cervello, come la terapia cognitivo-comportamentale, le tecniche di mindfulness o l’ipnosi,si sono dimostrate efficaci nel ridurre sia il dolore addominale sia l’impatto emotivo della malattia. Questo approccio riconosce che la IBS non è solo un disturbo dell’intestino, ma una condizione in cui la regolazione nervosa e la percezione del dolore hanno un peso determinante. Il trattamento farmacologico viene invece riservato ai casi in cui dieta e interventi comportamentali non sembrano bastare.

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) resta una condizione eterogenea e, tuttavia, non sempre prevedibile. L’assenza di marcatori diagnostici oggettivi rende la diagnosi ancora fortemente basata sul racconto del paziente, e la risposta alle terapie può variare da persona a persona. Tuttavia, la crescente attenzione verso l’asse intestino-cervello, il ruolo del microbiota e l’importanza della personalizzazione terapeutica stanno aprendo nuove possibilità per una gestione più efficace della complessità di questa sindrome.

Leggi anche

Articolo

La medicina del dato: come l’AI sta rivoluzionando la gestione delle malattie infiammatorie intestinali

Articolo

Giornata internazionale delle persone con disabilità: la salute è un diritto universale