Scienza e videogiochi, un binomio efficace. Lo dimostra un nuovo studio
Borderlands Science è un mini-gioco che nel 2020 è stato inserito all’interno del videogame Borderlands 3 con un obiettivo: capire se possiamo approfondire le nostre conoscenze sulla filogenesi microbica proprio attraverso un videogioco. Il binomio scienza e videogiochi fu già sperimentato 10 anni fa con una precedente ricerca, che però fu meno partecipata rispetto a questa attuale.
A questo nuovo esperimento hanno infatti partecipato 4 milioni e mezzo di persone in tutto il mondo. Lo studio, condotto dalla McGill University, ha coinvolto altri due attori importanti: Massively Multiplayer Online Science, The Microsetta Initiative e Gearbox Software, che ha messo i videogiochi a completa disposizione della ricerca scientifica. I risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature.
In mezza giornata, i giocatori di Borderlands Science hanno raccolto cinque volte più dati sulle sequenze di DNA microbico rispetto a quelli raccolti dal nostro gioco precedente, in 10 anni.
,,Come si gioca?
Sul display appare un puzzle a blocchi, ognuno basato su un filamento di DNA. Compito dei giocatori, allineare file di tessere che corrispondono agli elementi genetici dei diversi tipi di microbi. In questo modo è stato possibile individuare le relazioni evolutive di più di un milione di batteri, tutti di tipologie diverse, che vivono all’interno del nostro intestino. Durante lo studio, i giocatori hanno completato 35 attività, un numero molto alto rispetto al tentativo fatto con il videogioco utilizzato 10 anni fa, la cui media era di 5,7. La ricerca scientifica ha infatti puntato su un gioco già molto apprezzato tra i giocatori. Un’altra chiave del successo ha riguardato la possibilità di ricevere delle ricompense, sfruttabili poi nel videogioco vero e proprio, Borderlands 3, che ha ospitato questo esperimento scientifico.
Un match anche tra uomo e AI
I giocatori, quelli in carne e ossa, coinvolti nel progetto Borderlands 3, hanno persino surclassato l’intelligenza artificiale, svolgendo compiti che ad oggi “neanche i migliori algoritmi informatici sono riusciti a risolvere”. Proprio per questo, il supporto dei videogamers potrebbe rivelarsi cruciale nell’allenare l’intelligenza artificiale a svolgere quest’attività con la stessa abilità dell’uomo.
Citizen science video games
Il nome descrive il filone di ricerca che unisce scienza e videogiochi e di cui fa parte Borderlands Science. Al fianco dei ricercatori e in generale degli uomini di scienza, anche i giocatori sono in grado di dare un importante contributo che, come in questo caso, ci permette di comprendere come siamo fatti.