Nelle corsie degli ospedali si corre, si decide in fretta, si lavora coprendo turni interminabili: in Italia, oltre il 50% degli operatori sanitari riferisce di sentirsi spesso o sempre affaticato e, il 41% ha sperimentato il burnout direttamente sulla propria pelle. Ciò ha un impatto significativo non solo sul loro benessere fisico e mentale, ma anche sulla qualità delle cure riservate ai pazienti.
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2025, è necessario porre l’attenzione su un’emergenza troppo spesso trascurata: il burnout del personale medico e sanitario. Il burnout è definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una sindrome che è conseguenza dello stress cronico sul lavoro non gestito con successo, caratterizzato da esaurimento energetico, distacco mentale dal proprio ruolo e ridotta efficacia professionale (pur non essendo classificata come disturbo psichiatrico).
Il burnout nel contesto sanitario italiano
Sul piano individuale, il burnout può manifestarsi con sintomi quali insonnia, disturbi dell’umore, calo dell’autostima, manifestazioni psicosomatiche e patologie croniche. Sul piano professionale, invece, le conseguenze non escludono una riduzione della qualità delle prestazioni – che vanno dagli errori fino al peggioramento della relazione con i pazienti. Nel nostro contesto sanitario, il burnout si riconduce soprattutto alla carenza di personale e al conseguente sovraccarico lavorativo. Un altro fattore che incide e che non è trascurabile, ha a che fare con la mancanza di riconoscimento professionale.
Soluzioni concrete per una sanità sostenibile
Per contrastare il burnout è opportuno agire su più livelli: individuale, di team e organizzativo. In quest’ultimo caso, misure volte a riorganizzare il carico di lavoro, a migliorare la comunicazione interna e a coinvolgere attivamente i professionisti nei processi decisionali, possono rivelarsi soluzioni efficaci per promuovere una cultura aziendale che possa valorizzare la salute di tutti gli operatori sanitari. È importante anche a prevedere spazi e sportelli di ascolto e supporto psicologico all’interno delle strutture ospedaliere, dedicate ai professionisti.
Come prendersi cura di chi cura
Tutelare la salute mentale degli operatori sanitari è una condizione indispensabile per garantire cure sicure, efficaci e umane. In un contesto demografico e sanitario sempre più fragile, ignorare il burnout significa mettere a rischio la sostenibilità dell’intero sistema. Affinché il cambiamento sia concreto, occorre un impegno coordinato, volto in primis a supportare il benessere degli operatori sanitari.
Per la Giornata Mondiale della Salute Mentale 2025 è necessario riconoscere che i professionisti sanitari sono innanzitutto persone: essendo tali, sono anche vulnerabili e, quando sono esauste, demotivate, o sopraffatte, tutto il sistema ospedaliero rischia di incrinarsi. Investire nel benessere psicologico degli operatori sanitari non è un costo, ma una forma di prevenzione. Un modo per garantire cure più sicure e più umane.