È una iniziativa

Movember: perché la prevenzione maschile conta davvero e perché può fare la differenza nella salute della prostata 

Ribattezzato Movember, novembre rappresenta un vero e proprio promemoria per ricordare agli uomini l’importanza di fare prevenzione. E soprattutto per incoraggiarli a indebolire tutti quei tabù che ruotano attorno alla salute maschile, attraverso il dialogo e l’ascolto del proprio corpo. 

Il peso del ritardo diagnostico negli uomini

Le donne fanno più prevenzione degli uomini: le visite ginecologiche regolari iniziano spesso già in giovane età e diventano parte integrante della cura di sé. Gli uomini, al contrario, molto spesso tendono a evitare i controlli: c’è chi arriva dal medico solo dopo i 60 anni e spesso lo fa perché “sente qualcosa che non va”. Nel frattempo, però, il tempo può aver già giocato un ruolo sfavorevole. Ne abbiamo già parlato su HealthVerse nell’articolo “Prevenzione femminile e maschile: un gap che è possibile colmare”. Esso mette in luce una realtà chiara: in Italia, il 61% della popolazione non si sottopone a screening e visite di controllo regolari, e gli uomini sono i meno virtuosi. Questo atteggiamento porta a un ritardo diagnostico e, di conseguenza, a interventi più complessi, con minori possibilità di trattamento efficace. La prevenzione femminile è sostenuta da un forte rapporto di dialogo con ginecologi, senologi e medici di base. Le donne parlano più facilmente dei propri sintomi, condividono dubbi, si confrontano. Gli uomini, invece, spesso vivono la salute come qualcosa di cui “non parlare”. La figura dell’uomo forte, che non si lamenta, che affronta tutto da solo, è ancora molto radicata. Ma è un’immagine che oggi fa più male che bene. Promuovere cultura, informazione e normalizzazione del dialogo sulla salute maschile è il primo passo per colmare questo gap.

Perché il PSA è un segnale utile

Tra gli strumenti più importanti della prevenzione maschile c’è il dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico): sebbene non sia un indicatore che, da solo, permette di diagnosticare il tumore della prostata, è  comunque un campanello d’allarme precoce. Un valore alterato del PSA non significa necessariamente malattia, ma indica la necessità di un approfondimento con lo specialista urologo, l’unico in grado di interpretare correttamente la situazione e decidere quali esami effettuare. Prima si rileva un’anomalia, più è possibile gestirla in modo efficace. La visita urologica non è dolorosa, non è invasiva e permette di identificare alterazioni che altrimenti rimarrebbero “silenziose” per anni. È il primo atto concreto di prevenzione maschile.

Il ruolo chiave del testosterone nello sviluppo del tumore alla prostata e l’importanza della diagnosi precoce.

Negli ultimi anni, la storia clinica del tumore della prostata è cambiata in modo significativo, grazie allo sviluppo dei farmaci che agiscono sugli androgeni ed in particolare sul testosterone, l’ormone che più di tutti alimenta lo sviluppo del tumore prostatico, riducendone i livelli e rallentando l’evoluzione della malattia. L’ insieme delle terapie oggi disponibili, ha contribuito a ridurre la mortalità e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Il punto è che queste terapie sono particolarmente efficaci quando la malattia viene riconosciuta nelle sue fasi iniziali. Proprio per questo, la prevenzione è ancora più essenziale. Infatti:

  • permette di identificare i casi in fase precoce;
  • consente ai medici di attivare strategie terapeutiche più efficaci;
  • offre al paziente un percorso più semplice, meno invasivo e con prospettive migliori.

Prevenzione significa anche stile di vita. Accanto alle terapie e ai controlli medici, un’alimentazione equilibrata, l’eliminazione dei fattori di rischio (come fumo e abuso di alcol), il mantenimento di un peso adeguato e l’esercizio fisico regolare riducono l’insorgenza di molte patologie e migliorano la risposta ai trattamenti. La salute maschile merita attenzione, dialogo e consapevolezza. E Movember è un mese abbastanza lungo per ricordarlo.

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