Coliche infantili
Coliche nel neonato: efficacia clinica di L. Reuteri DSM 17938
Definite come crisi ricorrenti e protratte di irritabilità, agitazione o pianto che si manifestano senza una causa apparente (1), le coliche infantili vengono in genere ricondotte a episodi autolimitanti e di scarso rilievo clinico, ma rappresentano uno dei problemi di più frequente riscontro nella pratica pediatrica (2,3), in particolare nei primi 4 mesi di vita del bambino.
Per la ricorrenza elevata e l’alta incidenza alimentano la preoccupazione dei genitori (1) e possono complicare il rapporto di fiducia con il curante.
Cause delle coliche infantili
L’eziologia delle coliche infantili non è stata ancora del tutto chiarita, ma si ritiene sia di natura multifattoriale (2,3,4) e riconducibile all’immaturità dei sistemi digestivo, nervoso ed epatico, a cause ormonali, all’ipersensibilità viscerale con stato infiammatorio.
È stato anche ipotizzato che l’immaturità della funzione epatica determini una riduzione dei livelli intraluminali di acidi biliari con malassorbimento e ripercussioni sull’assetto della microflora intestinale.
Dalla letteratura, in effetti, emerge che nei bambini con coliche sono stati osservati livelli elevati di E. coli, C. difficile e klebsiella, ma livelli ridotti di lattobacilli e bifidobatteri: proprio questa disbiosi sarebbe all’origine delle alterazioni della motilità intestinale con elevata produzione di gas e infiammazione che innescano le crisi.
L. reuteri DSM17938: prove cliniche di efficacia
Prende appunto le mosse da questi presupposti la possibilità di trattare le coliche infantili ricorrendo a un approccio probiotico. E in quest’ottica, il Lactobacillus reuteri DSM 17938 dispone ormai di un repertorio di risultati clinici decisamente interessante.
In uno studio controllato in doppio cieco pubblicato su “Pediatrics” (5), per esempio, 50 lattanti di età compresa tra le 2 e le 16 settimane, allattati esclusivamente al seno e affetti da coliche, sono stati randomizzati a ricevere per 21 giorni L. reuteri DSM 17938 (108 cfu) oppure placebo. Già dopo 7 giorni di trattamento, i responders – i lattanti cioè che presentavano una riduzione del 50% della durata del pianto – erano significativamente più numerosi nel gruppo L. reuteri (20 vs 8; p = .006) e questo vantaggio perdurava anche al giorno 14 (24 vs 13; p = .007) e al giorno 21 (24 vs 15; p = .036).
Dall’analisi microbiologica dei campioni fecali, inoltre, nel gruppo L. reuteri si notavano un aumento significativo dei lattobacilli (p = .002) e una riduzione di E. coli e ammoniaca (p = .001), senza differenze tra i due gruppi in termini di incremento del peso, frequenza delle evacuazioni, incidenza di costipazione o rigurgito.
Altrettanto convincenti i risultati di un altro studio randomizzato, pubblicato sempre su “Pediatrics”, che ha messo alla prova per 28 giorni su 90 neonati allattati al seno e affetti da coliche l’efficacia di L. reuteri DSM 17938 rispetto al trattamento farmacologico a base di simeticone (6). Dalla valutazione è emerso che dopo una sola settimana di trattamento la durata media del pianto era di 159 minuti al giorno nel gruppo L. reuteri e di 177 minuti al giorno nel gruppo simeticone (p = .005) e che alla fine del trial il divario era aumentato, arrivando a di 51 minuti al giorno contro 145 minuti.
Dato altrettanto significativo, il gruppo randomizzato al probiotico ha fatto registrare il 95% di responders, contro il 7% del gruppo simeticone (p = .001).
Meccanismi d’azione e sicurezza
Riguardo ai meccanismi d’azione, dopo la colonizzazione si ritiene che il lattobacillo agisca a diversi livelli:
- aderisce alla superfice enterica e ripara i danni indotti da liposaccaride,
- agisce sui canali del calcio dei neuroni enterici e sui recettori TRPV1 inibendo il dolore viscerale,
- esercita un’azione antimicrobica in competizione con i batteri gram-positivi e gram-negativi, i lieviti, i funghi e i parassiti, producendo anche un effetto antinfiammatorio e immunomodulante con la riduzione delle citochine pro-infiammatorie e l’aumentata reattività dei linfociti.
Tutto questo all’interno dei più ampi margini di sicurezza, aspetto che non è da sottovalutare data la vulnerabilità dei piccoli pazienti ai quali è destinato. Considerando tutti i trial clinici pubblicati, sono infatti oltre 10mila i pazienti da 0 a 36 mesi coinvolti negli studi e non è mai emersa una problematica relatica alla safety.
References
- Wadhwa A. et al. Role of Lactobacillus reuteri DSM 17938 on Crying Time Reduction in Infantile Colic and Its Impact on Maternal Depression: A Real-Life Clinic-Based Study. Clin Pract. 2022 Jan 7;12(1):37-45.
- Savino F. et al. Crying Time and RORγ/FOXP3 Expression in Lactobacillus reuteri DSM 17938-Treated Infants with Colic: A Randomized Trial. J Pediatr. 2018 1. Jan;192:171-177.e1.
- Indrio F. et al. Infantile Colic and Long-Term Outcomes in Childhood: A Narrative Synthesis of the Evidence. Nutrients. 2023 Jan 25;15(3):615.
- Walkar Y. Infantile Colic: An Overview. Neonat Pediatr Med 2017, Vol 4(1): 153
- Savino F. et al. Lactobacillus reuteri DSM 17938 in infantile colic: a randomized, double- blind, placebo-controlled trial. Pediatrics. 2010 Sep;126(3):e526-33.
- Savino F. et. Lactobacillus reuteri (American Type Culture Collection Strain 55730) versus simethicone in the treatment of infantile colic: a prospective randomized study. Pediatrics. 2007 Jan;119(1):e124-30.